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    (…) Schengen is and remains a gift to the citizens of Europe, who circulate freely in a vast area. But even after 30 years, Schengen is still a rough diamond. We have to perfect it.

    With the Schengen Agreement, in fact, it is similar to what happens with the Euro. The States are happy that their citizens enjoy economic benefits or more freedom, but they are reluctant to take a further step to find the balance. The refusal to admit the necessity of a second step is in my opinion the most profound reason for the contemporary European malaise.

    As for the monetary union, governments do not give a clear explanation of the fact that without a certain federalisation of the budget at European level, the Euro will continue to be in trouble because the different versions of the Stability Pact are not sufficiently rigorous. Ultimately they always depend on the goodwill of any government to enforce its own word, even during election times.

    (…) Now it happens that in the thirtieth anniversary of the Schengen Agreement, the European Commission presented in its European agenda on migration some innovative proposals – although initially limited to respond to an emergency situation – that carry the potential for breaking the practice to refuse the second phase, namely the idea of ​​creating a new mechanism to distribute asylum seekers in a spirit of solidarity among countries. Now everything depends on the way the States will react to these proposals. As a citizen and as a bishop, I would like to make an appeal to the ministers responsible :

    Be inspired by the spirit that prevailed here in Schengen 30 years ago, on June 14, 1985. Be inspired by this promise of liberty which is the freedom of movement, not only for Europeans but for everyone, including those who are oppressed and persecuted in their country of origin.

    Have the desire to find the right balance between security and liberty, between the legitimate request of living safely at home and the cries for help of people who fear for their lives and live in insecurity in their countries affected by civil war. They have the right to dignity. They are worthy to be accepted. They are worthy to enter under our roof.

    Give your agreement to the European Agenda on Migration of the European Commission. Do not accept that the Mediterranean Sea – which is Mare Nostrum and our Baptistery, the baptismal font of our civilization – becomes a huge cemetery, as Pope Francis warned us. Look for a solidarity-oriented solution among you, among your countries to host refugees and asylum seekers, because even if this does not solve all problems, it is a pre-condition to go further.

    The European Union cannot be a vector for justice, peace, and solidarity in the world, if injustice, discord, and national egoism prevail among its Member States. An agreement on a new distribution mechanism could become the starting point of a new European asylum system, with a single decision-making process, in view of a European management of our borders as well as more appropriate and more human forms of legal migration.

    Finally, as President of the European Conference of Justice and Peace, I would like to launch a solemn appeal to our Heads of State and Government to send a strong political signal of support to the proposal of the European Commission on migration policy and also to give another signal: to reverse the trend as far as development aid is concerned and keep their word about increasing development aid to 0.7% of GDP by 2020. Only a small minority of countries is on track to fulfil this promise, including the country which hosted the Schengen Conference, of which I have the honour of being the archbishop.

    Let me make a connection between migration and poverty in the world. Let us not fool ourselves: until the situation improves in poor countries, migration pressures will continue. With no prospect of a decent life in their own countries, many people, and especially young people, will continue to leave their country of origin. 1/7 of the population lives on less than a dollar a day, 1/8 is starving, 1/3 does not have access to life-saving drugs. We must open new opportunities for life to this unfortunate part of humankind. It is not simply out of considerations of opportunity that we must help them. Human dignity does not exist for some people, but it is not divisible, it concerns all human beings, especially those who are most in need.

    The second half of 2015 will be a global quarter for development. Three major conferences will be held in the next six months. I ask you to pray unceasingly for the results of these conferences, since their success will be a beacon of hope for our humanity and our planet will depend on this success. So keep an eye on the Conference on Financing for Development to be held in July in Addis Abeba; on the UN General Assembly in September that is expected to adopt the next World Programme for Poverty Eradication and Sustainable Development; and on the Conference of Paris in December for a global agreement on climate change.

    Homily on the occasion of the thirty years of the Schengen Agreement, Schengen, June 14, 2015

    Schengen è e rimane un dono per i cittadini europei, che circolano liberamente in un vasto spazio. Ma anche dopo 30 anni, Schengen è ancora un diamante grezzo. Dobbiamo perfezionarlo.

    Perché con gli accordi di Schengen è un po’ come con l’euro. Gli Stati sono contenti che i loro cittadini godano di vantaggi economici o di più libertà, ma sono riluttanti a fare un ulteriore passo per trovare l’equilibrio. Il rifiuto ad ammettere la necessità di un secondo passo è secondo me la ragione più profonda del malessere europeo contemporaneo.

    Nel caso dell’Unione monetaria i governi non spiegano a sufficienza che senza una certa federalizzazione del bilancio a livello europeo, l’euro continuerà a conoscere delle difficoltà perché le diverse versioni del Patto di stabilità non sono sufficientemente rigorose. Dipendono in definitiva sempre dalla buona volontà di un governo di far rispettare una parola data, anche durante i periodi elettorali.

    (…) Ora succede che nel trentesimo anniversario dell’accordo di Schengen, la Commissione europea ha presentato nella sua agenda europea sulla migrazione proposte innovative – anche se limitate inizialmente a rispondere a una situazione di emergenza – che portano in sé il potenziale per rompere con la prassi di rifiutare la seconda fase, nella fattispecie l’idea di creare un nuovo meccanismo per distribuire i richiedenti asilo in maniera più solidale tra i vari Paesi.

    Ora tutto dipende dall’accoglienza che gli Stati riserveranno a queste proposte. Come cittadino e come vescovo, vorrei ora rivolgere un appello ai ministri responsabili.

    Lasciatevi ispirare dallo spirito che ha prevalso qui a Schengen 30 anni fa, il 14 giugno 1985.

    Lasciatevi ispirare da questa promessa di libertà che è la libertà di circolazione, non solo per gli europei ma per tutti, compresi coloro che sono oppressi e perseguitati nel loro Paese d’origine.

    Abbiate il desiderio di trovare il giusto equilibrio tra sicurezza e libertà, tra le legittime richieste di vivere in sicurezza a casa nostra e le grida di aiuto delle persone che temono per la loro vita e che vivono nell’insicurezza nei loro Paesi in guerra civile. Hanno diritto alla dignità. Sono degni di essere accolti. Sono degni di entrare sotto il nostro tetto.

    Date il vostro accordo all’Agenda europea sulle migrazioni della Commissione europea.

    Non accettate che il Mediterraneo – che è il Mare Nostrum e il nostro battistero, la vasca battesimale della nostra civiltà – diventi un grande cimitero, come ci ha avvertito papa Francesco.

    Cercate una soluzione solidale tra voi, tra i vostri Paesi per ospitare i rifugiati e i richiedenti asilo, perché anche se questo non risolve tutti i problemi, è una pre-condizione per andare oltre.

    L’Unione europea non può essere un vettore di giustizia, pace e solidarietà nel mondo, se l’ingiustizia, la discordia e l’egoismo nazionale prevalgono tra i suoi Stati membri. Un accordo su un nuovo meccanismo di distribuzione potrebbe diventare il punto di partenza di un nuovo sistema europeo di asilo, con un unico processo decisionale, per una gestione europea delle nostre frontiere e anche per forme di migrazione legale più appropriate e più umane.

    Infine, vorrei – in quanto Presidente della Conferenza europea di Giustizia e Pace – lanciare un appello solenne ai nostri Capi di Stato e di governo affinché inviino un forte segnale politico di sostegno alla proposta della Commissione europea sulla politica migratoria e aggiungano un altro segnale: invertire la tendenza per quanto riguarda gli aiuti allo sviluppo e mantenere la parola data circa l’aumento degli aiuti allo sviluppo allo 0,7% del Pil entro il 2020. Solo una piccola minoranza di Paesi è sulla buona strada per mantenere questa promessa, compreso quello che ha ospitato la conferenza di Schengen e di cui ho l’onore di essere l’arcivescovo.

    Perché mi si permetta di fare un legame tra migrazione e povertà nel mondo. Non facciamoci illusioni: fino a quando la situazione non migliorerà nei Paesi poveri, le pressioni migratorie continueranno. Senza prospettive di una vita dignitosa nei loro paesi, molte persone, e soprattutto i giovani, continueranno a lasciare la loro terra. 1/7 della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno, 1/8 ha fame, 1/3 non ha accesso ai farmaci salvavita. Dobbiamo aprire nuove opportunità di vita a questa parte sfortunata dell’umanità. Non è semplicemente a causa di considerazioni di opportunità che dobbiamo aiutarli. La dignità umana per alcuni non esiste, ma essa non è divisibile, riguarda tutti gli esseri umani, in particolare quelli che sono più nel bisogno.

    La seconda metà del 2015 sarà un semestre mondiale per lo sviluppo. Tre grandi conferenze si terranno nei prossimi sei mesi. Vi chiedo di pregare incessantemente per gli esiti di questi lavori, dal momento che la loro riuscita sarà un segnale di speranza per la nostra umanità e il nostro pianeta dipenderà da essa. Siate quindi attenti alla Conferenza sul finanziamento allo sviluppo che si terrà nel mese di luglio ad Addis Abeba, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a settembre che dovrebbe adottare il prossimo Programma mondiale per l’eliminazione della povertà e lo sviluppo sostenibile e alla Conferenza di Parigi nel mese di dicembre per un accordo globale sul clima.

    Omelia in occasione dei trent’anni dell’accordo di Schengen – Schengen, 14.6.2015


    “Ils sont dignes d’etre recus”

    Et pourtant Schengen est et reste un cadeau pour les peuples européens, qui circulent librement dans un vaste espace. Seulement, même après trente ans, Schengen est toujours un diamant brut à l’état brut. Il faut le parfaire.

    Car, avec les accords de Schengen c’est un peu comme avec l’euro. Les Etats sont heureux de faire profiter leurs citoyens des avantages économiques ou de plus de liberté, mais ils rechignent à faire le deuxième pas après le premier, un pas nécessaire pour trouver l’équilibre. Le refus d’admettre la nécessité de faire aussi le deuxième pas est pour moi la raison profonde pour le malaise européen contemporain.

    Dans le cas de l’union monétaire les gouvernements n’expliquent pas suffisamment que, sans une certaine fédéralisation du budget au niveau européen, l’euro continuera de connaître des difficultés, car les différentes versions du pacte de stabilité ne sont pas assez contraignantes. Ils reposent à la fin toujours sur la bonne volonté d’un gouvernement de respecter une parole donnée, même pendant des périodes électorales.

    (…) Or, il se trouve qu’au moment du trentième anniversaire de l’accord de Schengen la Commission européenne a soumis dans son agenda européen sur la migration des propositions novatrices qui – bien que limitées dans un premier temps à répondre à une situation d’urgence – portent en elles le potentiel de rompre avec la pratique de refuser le deuxième pas, notamment autour de l’idée d’établir un nouveau mécanisme pour repartir les demandeurs d’asile d’une manière plus solidaire entre les pays.

    Maintenant tout dépend de l’accueil que les Etats réservent à ces propositions. Comme citoyen autant que comme évêque, je voudrais maintenant faire appel aux ministres responsables:

    Laissez-vous vous inspirer par l’esprit qui a régné ici à Schengen il y a trente ans au 14 juin 1985.

    Laissez-vous vous inspirer par cette promesse de liberté que représente la libre circulation non seulement pour les Européens mais pour tous, y compris pour ceux et celles qui sont opprimés et persécutés dans leurs pays d’origine.

    Ayez à cœur de trouver un juste équilibre entre sécurité et liberté, entre les demandes légitimes de vivre en sécurité chez nous et les appels au secours des personnes qui craignent pour leur vie et qui vivent dans l’insécurité dans leurs pays en guerre civile. Ils ont droit à la dignité. Ils sont dignes d’être reçus. Sie sind würdig, unter unser Dach einzugehen.

    Accordez un accueil favorable à l’Agenda européen sur la migration de la Commission européenne.

    N’acceptez-pas que la Méditerranée – qui est Notre Mer à tous, le Mare Nostrum, et notre baptistère, la piscine baptismale de notre civilisation, – ne devienne un grand cimetière comme nous a prévenu le Pape François.

    Cherchez une solution solidaire entre vous, entre vos pays pour accueillir les réfugiés et les personnes demandant l’asile, car même si cela ne résout pas toutes les questions, il s’agit là d’une précondition pour aller plus loin.

    L’Union européenne ne pourra être vecteur de justice, de paix et de solidarité dans le monde, si l’injustice, la discorde et l’égoïsme national prédominent entre ses États-membres. Un accord sur un nouveau mécanisme de distribution pourra devenir le point de départ pour un nouveau système d’asile européen avec un processus décisionnaire unique, pour une gestion européenne de nos frontières et aussi pour des formes de migration légale plus adaptées et surtout plus humaines.

    Enfin, je voudrais – maintenant au titre de Président de la Conférence Justice et Paix Europe – lancer un appel solennel à nos chefs d’États et de gouvernements d’envoyer un signal politique fort de soutien à la proposition de la Commission européenne sur la politique migratoire et d’y ajouter un autre signal : celui de renverser la tendance en ce qui concerne l’aide au développement et de tenir notre parole en ce qui concerne l’augmentation de l’aide au développement à 0,7% du PIB à l’horizon 2020. Seulement une toute petite minorité des pays est en bonne voie pour tenir cette promesse, dont celui qui a accueilli la conférence de Schengen et dont j’ai l’honneur d’être l’archevêque.

    Car permettez-moi d’établir le lien entre migration et la pauvreté et la misère dans le monde. Soyons sans illusions : aussi longtemps que la situation ne s’améliorera pas dans les pays pauvres, la pression migratoire continuera. Sans perspectives pour une vie en dignité dans leurs pays beaucoup de personnes – et surtout de jeunes continueront à quitter leurs terres. Or, 1/7 de la population vit avec moins d’un dollar par jour, 1/8 a faim, 1/3 manque l’accès aux médicaments vitaux. Nous devons ouvrir des perspectives de vie à cette partie malheureuse de l’humanité. Ce n’est d’ailleurs pas simplement à cause de considérations d’opportunité que nous leur devons secours. La dignité humaine pour quelques-uns n’existe pas. Elle n’est pas divisible, elle concerne tous les êtres humains, et surtout ceux et celles qui sont le plus dans le besoin.

    Le deuxième semestre de 2015 sera un semestre mondial pour le développement. Trois grandes conférences se tiendront dans les six mois à venir. Je vous demande de prier instamment pour leur réussite, car leur conclusion positive sera un signal d’espérance pour notre humanité et notre planète en dépendra. Soyez donc attentifs à la Conférence sur le financement du développement qui se tiendra en juillet à Addis-Abeba, à l’Assemblée générale des Nations Unies en septembre qui devrait adopter le prochain Programme mondial pour l’éradication de la pauvreté et le développement durable et la Conférence de Paris en décembre sur un accord mondial sur le climat.

    Homélie à l’occasion des trente ans de l’accord de Schengen – Schengen, 14.6.2015

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      Msgr. Jean-Claude Hollerich

      Archbishop of Luxembourg, president of Justice and Peace Europe

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