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    At the invitation of the Polish counterpart, on February 7 Angela Merkel will arrive in Warsaw. However, Beata Szydlo, Head of the Polish government, will be greeting the German Chancellor at the airport with only a forced smile on her face. Indeed, Szydlo, as well as Andrzej Duda, President of Poland, Commander of the Armed Forces and Supreme diplomatic representative of Polish state, do not have any real political weight. They were both designated by Jaroslaw Kaczynski who is today, de facto, the only ruler.

    Thus, the crucial meeting will take place between Merkel and the chairman of the Law and Justice party, who does not bear any institutional responsibility, though his party has the parliamentary majority. Kaczynski revealed that he would show Merkel that it is not convenient to criticise Poland. He will also try to convince her that the European Commission should not interfere in Polish internal affairs such as the functioning of the Constitutional Court, freedom of the press or the treatment of the parliamentary opposition.

    The Polish leader came to power by organising popular gatherings in memory of his twin brother Lech Kaczynski, who died in 2010 in the Smolensk crash. The causes of the tragedy are still unknown, but they constitute a constant source of internal conflicts and altercations with Russia, accused of having played a major role in the accident. Kaczynski’s monthly rallies allow him to incite the crowds in the name of a Polish “grandeur” (gained through the European Cohesion Fund), internal security (allegedly threatened by migrants), national sovereignty (allegedly threatened by the EU) and of the country’s Christian roots. Indeed, Kaczynski was also able to gain the support of the Catholic Church. He benefitted from the organisation of the GMG 2016 in Cracow as well as from the celebrations of the 1050th anniversary of the country’s Christianisation, Now the Church avoids to criticise the dictatorial ambitions of Kaczynski, who, nevertheless, has the steady support of the 35% of the population. Indeed, the previous liberal democratic governments during their 8 years in power managed to waste the electorate’s support and consequently lost both the presidential (by universal suffrage) and parliamentary elections. Under the weight of this defeat liberal democrats vanished and left behind thousands of bewildered citizens. Thus, the guardians of the democratic values in Poland fell into the hands of a gaggle of sly manipulators who let themselves be paid from the collected funds for organising and managing public protests.

    According to a recent study by the prestigious Batory Foundation, today the foreign policy, including the European integration process, needs far more legitimization on the part of the civil society than in the past, event the recent one. Hence, the endorsement of the 80% of the Polish population to the accession to the EU is no longer enough, since nowadays the cultural values are in the focus of the public opinion. Ronald Ingelhart and Pippa Norris argue that the safeguard of these values, combined with other specific demographic and social factors, represent the most convincing explanation to the electorate’s support of populist parties. In Poland the question of the national identity, defined in the context of the relations with the outside world, has become crucial. The study of the Batory Foundation underlines that “the result of the elections in 2015, the success of those who promote the traditional values, the propensity for authoritarian attitudes that can guarantee some social security, the lack of confidence in national and supranational institutions, and, ultimately, the fear of the stranger combined with the desire of safeguarding one’s own country from the influences and the dangers of the outside world, are the factors that can be interpreted as an opposition of a large section of the society to the steady process of the broadening of the scale of values”. This assumption appears to be confirmed by the parliamentary resolution of the 24th of May 2016 entitled: “For the defence of the sovereignty of the Republic of Poland, and the safeguard of its citizens’ rights”.

    Su invito della parte polacca, il 7 febbraio prossimo Angela Merkel dovrebbe arrivare a Varsavia. Il sorriso di Beata Szydlo, capo del governo polacco, ad accogliere la cancelliera tedesca all’aeroporto però sarà poco più di quello di circostanza. Szydlo, infatti, non ha alcun peso politico, così come, tra l’altro, ne sembra privo il Presidente della Repubblica Andrzej Duda, nonostante sia a capo delle forze armate e della diplomazia polacche. Entrambi sono stati designati alla carica da Jaroslaw Kaczynski oggi, di fatto, il solo a comandare. Il colloquio davvero importante, quindi, la Merkel lo avrà con il presidente del partito Legge e giustizia (PiS), maggioritario nelle due camere del parlamento, ma senza alcuna ufficiale responsabilità istituzionale.

    Kaczynski ha già anticipato che “farà vedere” ad Angela Merkel come non le convenga criticare la Polonia, così come non conviene alla Commissione Europea immischiarsi negli affari interni polacchi come il funzionamento del tribunale costituzionale, la libertà dei media o il dialogo con l’opposizione parlamentare.

    Il comandante polacco è arrivato al potere organizzando delle adunate popolari in memoria del fratello gemello Lech Kaczynski, già presidente polacco, morto nel 2010 nella sciagura aerea di Smolensk. Le cause della tragedia, non ancora definitivamente chiarite, costituiscono a tutt’oggi motivo di dispute sia tra polacchi sia tra la Polonia e la Russia, accusata da alcuni di aver contribuito attivamente all’incidente. I comizi di Jaroslaw Kaczynski, organizzati con regolarità mensile, gli permettono di aizzare le folle in nome di una “grandeur” polacca (guadagnata con i fondi europei di coesione), della sicurezza interna (contro gli immigrati), della sovranità nazionale (minacciata dall’Ue) e della tradizione nazionale cristiana. Poiché Kaczynski è riuscito perfino a ingraziarsi la Chiesa cattolica che, agevolata nell’organizzazione della Gmg2016 così come pure nelle celebrazioni del 1050° anniversario della cristianizzazione del Paese, assai spesso si dimentica di criticare le ambizioni dittatoriali del supremo comandante, sostenuto tuttavia stabilmente da un 35% della popolazione.

    La precedente equipe liberal-democratica, durante gli otto anni al potere, non solo è riuscita a sperperare l’appoggio dell’elettorato perdendo così sia le elezioni del Capo dello Stato (a suffragio universale) sia quelle politiche ma, sotto il peso della sconfitta, si è dissolta nel nulla, lasciando sul campo migliaia di cittadini disorientati. Così i difensori di valori democratici in Polonia sono caduti nelle mani di un gruppetto di scaltri manipolatori capaci di farsi pagare profumatamente per l’organizzazione e la gestione delle proteste di piazza.

    Secondo un recente studio, predisposto dal prestigioso think thank quale è la Fondazione Batory, oggi la politica estera e quindi anche il processo d’integrazione nell’ambito dell’Ue molto più che nel passato (anche recente) sono soggetti alla legittimazione da parte della società civile. Quindi, sebbene l’adesione all’Ue sia sempre sostenuta dall’80% dei polacchi, questo non è più sufficiente poiché il tema che polarizza sempre più l’opinione pubblica riguarda i valori della cultura. La difesa di quei valori, come sostengono Ronald Ingelhart e Pippa Norris, “insieme ad alcuni fattori demografici e sociali costituiscono la più convincente spiegazione del sostegno dell’elettorato ai partiti populisti”. In Polonia assume quindi importanza fondamentale la questione dell’identità nazionale definita rispetto al mondo esterno. Lo studio della Fondazione Batory rileva che in Polonia “il risultato delle elezioni politiche del 2015, e il successo delle formazioni che accentuano i valori tradizionali, la preferenza per gli atteggiamenti autoritari capaci di garantire una sicurezza sociale, e la contemporanea mancanza di fiducia nei confronti delle istituzioni inter e sovranazionali, accompagnata dalla paura dello straniero e dal desiderio di proteggere il proprio Paese contro le influenze e i rischi provenienti dall’esterno, possono essere interpretati come opposizione di una parte della società nei confronti di una graduale allargarsi della scala valoriale”. Tale ipotesi sembra confermata dalla risoluzione del parlamento polacco adottata il 24 maggio 2016 “per la difesa della sovranità della Repubblica di Polonia e dei diritti dei suoi cittadini”.

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