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    “Together on the Roads of Europe”. This is the theme of the European Conference of Youth Ministry, organized by the Pontifical Council for the Laity and the Council of Catholic Bishops’ Conferences of Europe (CCEE) in Rome last December. European young people, along with bishops, pastoral leaders, and representatives of Church associations and movements from all over Europe, made reflections on the meaning of the Old Continent today. A house, “our house”, the space and time that everyone is called to live responsibly.

    The papers started from the observation that faith today is not called into question by other religions, but by large indifferent masses of people. This point is crucial for the development of Christian identity in Europe today. Some countries already show full awareness of this phenomenon, while in others a (perhaps nominal) majority of Christian believers is still perceived. Reflections then developed about a second crucial issue: a conversion process, an “open and intelligent heart” is necessary. In this respect, our impression is that young generations which were born under the blue flag are a step ahead of their predecessors. Religion is certainly a socially relevant but personal issue, nevertheless it does not prevent sharing or even association, in the civil or political arena. The themes that define the identity of young people – so extreme in the teens and then normalized in more mature youth – are no longer based on religious conflicts.

    The Berlin Wall collapsed before these generations appeared on the public debate. For this reason, the proclamation of the Gospel in everyday life, or in organized activities, is easier for young people of these times. Very likely, if there is someone who is to accept the idea of a change – also in anthropological terms – in evangelization, which leaves aside the leadership of the clergy or a strong institutional presence of movements, associations, and institutions, these are the “old folks,” the adults, whose missionary identity had been formed around these categories. Such meetings are very useful for them, to make them progressively aware of this paradigm shift. For young people the message is different but not less important: Europe is the house in which we must live, we cannot flinch. In short, an initiative that promotes evangelization in Europe, which is useful for adults to innovate the method, and for young people to consolidate the heart of the matter.

    “Insieme sulle strade dell’Europa”; questo il tema del Convegno europeo di pastorale giovanile, organizzato dal Pontificio consiglio per i laici e dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) a Roma lo scorso mese di dicembre. Ragazzi e ragazze europei, insieme a vescovi, responsabili pastorali e rappresentanti di associazioni e movimenti ecclesiali da tutta Europa, hanno voluto riflettere sul significato del vecchio Continente, oggi. Una casa, la “nostra casa”, lo spazio e il tempo che responsabilmente tutti sono chiamati ad abitare.

    Le relazioni partono dalla considerazione che la fede oggi non è messa in discussione da altre religioni, ma da grandi masse indifferenti. Questo punto è cruciale per lo sviluppo dell’identità cristiana contemporanea in Europa. Alcuni Paesi hanno già la completa consapevolezza del fenomeno, in altri ancora si percepisce una (forse nominale) maggioranza di credenti cristiani. La riflessione si sviluppa su un secondo livello nodale: è necessario un processo di conversione, un “cuore aperto e intelligente”. Sotto questo aspetto, c’è l’impressione che i giovani delle generazioni nate sotto la bandiera blu siano un passo avanti rispetto ai loro predecessori. La religione è certamente un fatto personale, seppur con rilevanza sociale, ma non pregiudica lo scambio o persino l’associazione, nello spazio civile o politico. I temi che definiscono le identità dei giovani – così estreme negli anni dell’adolescenza e poi normalizzate nella gioventù più matura – non hanno più un carattere di contrapposizione a sfondo religioso.

    Il muro di Berlino è crollato prima che queste generazioni si affacciassero sul dibattito pubblico. Per questo, l’annuncio del Vangelo nel quotidiano, o nell’attività organizzata, è più semplice per un giovane di questa epoca. Sembra piuttosto che a dover accettare l’idea di un cambiamento anche antropologico nell’evangelizzazione, che prescinda dal protagonismo del clero o da una forte presenza istituzionale di movimenti, associazioni ed enti, siano i “vecchi”, gli adulti, che avevano formato la propria identità missionaria intorno a quelle categorie. Questo genere di convegni è molto utile per loro; per prendere progressivamente consapevolezza di questo cambio di paradigma. Per i giovani il messaggio è diverso e ugualmente importante: l’Europa è la casa che dobbiamo abitare, non possiamo tirarci indietro. Insomma un’iniziativa che promuove l’evangelizzazione in Europa, utile agli adulti per innovare il metodo, e ai giovani per consolidare il merito.

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