Share this article on:

    Meeting of bishops and national directors in charge of the pastoral care of migrants in Europe (Vilnius, Lithuania, 30 June – 2 July 2015)

    “On a political level, no single nation is capable of managing and handling adequately migration alone. It is an effect of globalization, and requires the cooperation and mutual collaboration between States and nations to approach the migration situation humanely, safeguarding the human dignity of every person”, stated rev. Matthew John Gardzinski, official at the Pontifical Council for the pastoral care of Migrants and Itinerant people, reading a text on behalf of cardinal Antonio Maria Vegliò, President the named dicastery who couldn’t attend personally the meeting of bishops and national directors in charge of the pastoral care of migrants in Europe which is held in Vilnius. “Just as on a political level no single nation is capable of responding adequately to the current migration situation, in a similar way the Church, too, must work together to better handle the challenges that migration poses not only on the assistential level”. As the phenomenon of migration have in the recent months proven to be a challenge to both individual nations, as well as the entire European community, putting stress on governments to find a concrete and humane approach to the arrival of such a large number of migrants, “the Church continues to declare the need for a broader perspective to the issue, an approach that takes into account fundamental ethical criterion given by the unity of the human family and its development towards what is good” stated Father Gardzinski.

    For the official of the roman dicastery, the phenomenon of migration it “is also a very evident trail and challenge for us who proclaim Christ’s Gospel, and for our own ability to lead in the example of welcoming these persons and accepting them, irrespective of where they come from and what creed they profess”.

    The Church calls for “forms of intelligent acceptance and hospitality” and a “a mature culture of acceptance” as Pope John Paul II has stated in his Apostolic Exhortation Ecclesia in Europa (101).

    For Father Gardzinski, the Church is asked to be “a prophetic voice on behalf of migrants, calling for an approach that is more comprehensive and that goes beyond solely the charitable aspect. She has the capability of raising awareness at the local parish level; of encouraging the faithful to vote for justice and equality; of properly informing the public opinion regarding the true situation of migrants not only in the welcoming country, but also in their respective countries of origin”.

    Incontro dei vescovi e direttori nazionali per la pastorale dei migranti in Europa (Vilnius, Lituania, 30 giugno – 2 luglio 2015)

    “Sul piano politico, nessuna singola nazione da sola è in grado di gestire e trattare in modo adeguato le migrazioni. Si tratta di un effetto della globalizzazione, che richiede la cooperazione e la reciproca collaborazione fra gli Stati e le nazioni per affrontare la situazione della migrazione umanamente, salvaguardando la dignità umana di ogni persona”. Lo ha dichiarato Matthew John Gardzinski, officiale del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e gli itineranti, leggendo un testo a nome del cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del su-nominato dicastero, che non ha potuto partecipare personalmente alla riunione dei vescovi e direttori nazionali responsabili della pastorale dei migranti in Europa, in corso a Vilnius. “Così come a livello politico nessuna singola nazione è in grado di rispondere adeguatamente alla situazione della migrazione in corso, in modo analogo anche la Chiesa, deve lavorare insieme per gestire meglio le sfide che le migrazioni pongono non solo sul piano assistenziale”. Visto che il fenomeno migratorio ha negli ultimi mesi dimostrato di essere una sfida per le singole nazioni, così come per l’intera comunità europea, sollecitando i governi a trovare un approccio concreto e umano all’arrivo di un così gran numero di migranti, “la Chiesa continua a dichiarare la necessità di una prospettiva più ampia al problema, un approccio che tenga conto del criterio etico fondamentale basato sull’unità della famiglia umana e del suo sviluppo verso il  bene”, ha dichiarato padre Gardzinski.

    Per l’ufficiale del dicastero romano, il fenomeno migratorio che “è anche una via e una sfida molto evidente per noi che annunciamo il Vangelo di Cristo, e per la nostra capacità di portare l’esempio di accogliere queste persone e accettarle, a prescindere dal luogo da cui vengono e del credo che professano”.

    Insomma, la Chiesa chiama a “forme di accoglienza e di ospitalità intelligenti” e a una “cultura matura dell’accoglienza”, come papa Giovanni Paolo II aveva affermato nella sua Esortazione apostolica Ecclesia in Europa (n. 101).

    Per Gardzinski, compito della Chiesa è di essere “una voce profetica in favore dei migranti, chiedendo un approccio che è più completo e che va oltre il solo aspetto caritatevole. Ha la capacità di sensibilizzazione a livello parrocchiale locale; di incoraggiare i fedeli a votare per la giustizia e l’uguaglianza; di informare adeguatamente l’opinione pubblica per quanto riguarda la vera situazione dei migranti non solo nel Paese di accoglienza, ma anche nei rispettivi paesi d’origine”.

    Share this article on: